PREGHIERA DELL’APOSTOLO

Ho sempre pensato agli Apostoli come ad una figura carismatica, autosufficiente nella conoscenza di Dio; autorevole e completa nella sua religiosità.

Che delusione, ma anche che sorpresa! Quando l’ho rincorsa e scoperta nelle pagine dei vangeli.

Mi è venuta stavolta incontro dai polverosi e insicuri sentieri di Israele. Non più maestosa, ma fragile ed indifesa, come pellegrino smarrito diretto verso luoghi e città sconosciute.

Povero, nella sua estrema essenzialità di cose e di averi: non porta con sé nessuna sicurezza di pensiero, alcuna inamovibile supremazia di cultura. Non sente nella mente e nella borsa il peso di rotoli di leggi o comandi, ma ha ancora sul collo la carezza dell’ultimo abbraccio di amici. Il suo bisogno tutto umano e impellente è quello di essere ammesso in un villaggio straniero al caldo tepore del desco all’imbrunire di un lungo cammino.

E’ sostenuto da un’unica certezza : quella di una possibile coesistenza interumana, di una città senza confini. .” ” Si sta realizzando il regno dei cieli. Mt 10,7

E’ accolto ed ospitato da uomini che parlano il suo stesso linguaggio. Linguaggio d’amore, parlato da Dio, con il quale si comunica a tutti gli uomini

E’ lui che siede in ascolto, si apre e condivide i bisogni dell’altro “rimanete in quella casa mangiando e bevendo le cose che vengono da loro” Lc10,7.

Offre la sua proposta di pace, ma ne esce arricchito dall’incontro con l’altro.

Entra da circospetto forestiero, ne esce da amico fidato.

Temeva un incontro osteggiato, ha scoperto un’attesa agognata.

E’ in questa disarmata strategia, libero da qualsiasi preconcetto di idea, egli diviene artefice di fatti mai visti, costruttore di una umanità nuova:

libera da ideologismi massificanti ed emarginanti,

pacifica nella serena accoglienza dei diversi,

giusta per l’abbattimento delle asimmetrie sociali,

radiosa nella prospettiva di speranza per gli smarriti

Mt10,8.

All’alba è già in cammino e nella borsa porta il pane della Nuova Amicizia e se l’andata fu piena di angosce , ora il ritorno è a passo di danza.

Concedimi , Signore , lo Spirito dell’antico inviato, fa di me la lettera vivente del tuo messaggio 2Cor3,3, allontanami dai sentieri insidiosi della nostra modernità primo fra tutti la pretesa di sapere e conoscere più degli altri.

E se la tristezza già spinge al ritiro, associati al mio cammino; dividi con me il pasto al calar della sera Lc24,13

Fa che il mio ritorno gioioso incroci la Tua esultanza :

Gioisco grazie a te , Padre , Signore del cielo e ella terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti a agli intelligenti e le hai rese note ai piccoli “. Lc10,21


Gv 4,3-32

Nell’ora assolata della mia giornata, quando forte è la stanchezza e difficile è il prosieguo del cammino, fa Signore, che io attinga profondamente alla fonte della mia umanità, là dove hai posto il soffio del tuo Spirito vitale.

Fa, che il mio ristoro non sia quello effimero del pane comprato sui banchi del mercato e dei compromessi o di quello dei falsi idoli senza cuore e senza volto, ma la richiesta sincera d’amicizia con l’altro fatta con le parole ancestrali ed universali della mia fragile umanità.

Perché nella proposta di solidarietà e nell’offerta gratuita d’amore , io trovi l’accoglienza attesa e cercata dell’altro.

E nella pienezza dell’incontro il mio , il nostro cammino riprenderà più spedito